Fusione nucleare e nuove speranze per la transizione energetica. Settembre 2024
La fusione nucleare è un processo in cui due atomi si scontrano e si fondono in un atomo più pesante generando energia ed è la futuribile soluzione della crisi energetica e climatica su cui punta la ricerca scientifica. Ma per ora la Fusione non può ancora essere utilizzata come opzione per la decarbonizzazione, anche se si spera che ciò potrà avvenire tra circa 15-20 anni, quando una tecnologia per la produzione di energia pulita renderebbe possibile uno sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico.
Attualmente il progetto di ricerca ITER studia tre aspetti del problema:
- la fisica dei processi di innesco della fusione nucleare.
- il controllo della reazione, cioè il modo di generare una reazione di fusione costante e controllata.
- il reattore, cioè lo sviluppo tecnologico di una macchina che possa utilizzare le reazioni di fusione per produrre energia pulita.
Per la fusione occorrerebbe un combustibile particolare allo stato di plasma (in cui la materia ionizzata è composta di deuterio (D) e trizio (T), isotopi dell’idrogeno). Ma per ora risulta complicato produrre tale “combustibile”, in grado di innescare una reazione che porti ad un rilascio di energia maggiore di quella utilizzata . L’ipotesi di studio è di creare un mantello che assorba l’energia dei neutroni e la trasformi in calore, che verrebbe poi ceduto ad un fluido refrigerante; ma è ancora difficile ottenere dei materiali che resistano al carico termico.
Ciò nonostante, si ipotizza per il futuro un processo di produzione controllata di energia che rimanga costante nel tempo e la messa a punto di un reattore in grado di raccogliere l’energia sviluppata dalla fusione e di trasformarla in energia elettrica.
Realisticamente però, la fusione nucleare, oltre a richiedere decenni per poter essere applicata alla produzione di energia, necessiterà poi di altri decenni per la successiva industrializzazione del processo.
Purtroppo i problemi del Pianeta richiedono soluzioni tempestive per contrastare il cambiamento climatico e i suoi effetti, oltre che per soddisfare la crescente richiesta di energia, e per ora occorre affidare la transizione ecologica all’uso di fonti energetiche rinnovabili (come l’energia solare, l’eolica e l’idroelettrica).
Negli ultimi anni però il ”panorama energetico “ è stato influenzato positivamente dalla “Commonwealth fusion systems”, una startup nata da un gruppo di ricercatori e giovani scienziati che ha l’obiettivo di velocizzare l’applicazione industriale della fusione nucleare.
Inoltre negli ultimi mesi è avvenuto che in Gran Bretagna uno studente 17enne di origini italiane, Cesare Mencarini, ha dato nuove speranze alla ricerca del settore, costruendo un piccolo reattore a fusione nucleare per il suo esame di maturità al Cardiff Sixth Form College.
Il percorso di Mencarini non è stato privo di ostacoli: inizialmente, i responsabili del college temevano per la sicurezza del progetto. Ma il giovane studente non si è arreso, presentando una dettagliata valutazione dei rischi e ottenendo infine il permesso di procedere negli esperimenti, durati 18 mesi. Il suo reattore, presentato al Cambridge Science Festival, è stato in grado di generare plasma, lo stato della materia necessario per la fusione nucleare, utilizzando l’alta tensione.
Dunque la speranza per il futuro viene da giovanissimi scienziati, oltre che dagli ambientalisti delle nuove generazioni, tutti motivati a cercare possibili soluzioni agli impellenti problemi del Pianeta, con modalità il più possibile sostenibili ed ecologiche e con ricadute importanti non solo sull’economia, ma anche sulle abitudini di vita di tutti, secondo una nuova etica.
E proprio grazie ai giovani, pur tenendo conto delle gravi difficoltà a risolvere la crisi climatica ed energetica a livello mondiale, con cauto ottimismo possiamo ancora sperare in un futuro migliore per l’umanità.