Un nuovo Leone per nuove sfide: il papato nell’era dell’Intelligenza Artificiale. Maggio 2025

L’elezione di un nuovo Papa è sempre un evento che scuote l’anima del mondo, credente o no. È un passaggio simbolico, quasi mitico, in cui la Chiesa si confronta con il presente e, attraverso la scelta di un nome, lascia intravedere una visione auspicata per il futuro. Se otto anni fa fu scelto il nome Francesco (in omaggio al poverello di Assisi, uomo di pace e di radicale attenzione agli ultimi), oggi il nuovo pontefice ha scelto un nome altrettanto evocativo: Leone, nome che richiama alla mente Leone XIII, autore della Rerum Novarum, Enciclica della dottrina sociale.
Ma perché oggi, nel XXI secolo, un pontefice decide di richiamarsi proprio a quel Leone che, nel 1891, denunciava le ingiustizie della prima rivoluzione industriale? Allora, le fabbriche traevano a sé gli uomini e le macchine promettevano progresso, ma portavano anche sfruttamento, alienazione e diseguaglianza (come dimostrava anche Charlie Chaplin nel film degli anni trenta “Tempi moderni”). Oggi, il nemico, o meglio, la sfida, si presenta sotto un'altra forma: l’Intelligenza Artificiale, questa nuova Tecnologia digitale che non si limita a sostituire le braccia, ma anche le menti.
Se allora il pericolo era la sostituzione dell’uomo come forza lavoro, oggi rischiamo che venga erosa l’identità stessa dell’umano: il pensiero, la creatività, e addirittura la relazione. In un mondo sempre più governato da algoritmi capaci di scrivere, decidere, diagnosticare, educare, ci chiediamo: quale spazio resterà per l’uomo? Quale dignità per chi non ha potere sui codici? E soprattutto, chi saranno gli ultimi, in questa nuova gerarchia sociale dettata dal digitale?
Papa Prevost, scegliendo di chiamarsi Leone, sembra voler lanciare un messaggio: non esiste progresso senza giustizia, e nessuna rivoluzione tecnica può giustificare l’esclusione dell’Umano. Proprio come il suo predecessore di fine ottocento, anche lui è chiamato a parlare alle coscienze in un’epoca che esalta la velocità, ma spesso dimentica la fragilità. A lui spetta il compito di far sentire una voce autorevole a favore di chi teme di essere lasciato indietro: i poveri, i lavoratori precari, gli anziani esclusi dal digitale, i giovani privati del senso, e i migranti delle nuove frontiere.
Papa Leone dovrà dunque affrontare un mondo che sta cambiando forma ad un ritmo accelerato, ma la sua forza potrà venire proprio dalla tradizione che rappresenta. Non una tradizione immobile, ma viva, capace di leggere i “segni dei tempi”, offrendo parole che tengano insieme Giustizia, Umanità, Rispetto e speranza di Pace. In questo senso, la sua missione sarà in piena continuità con quella di Papa Francesco: un pontefice che ha messo la pace, l’ecologia e la cura degli ultimi al centro del Vangelo vissuto.
E se Leone XIII aveva difeso la dignità del lavoro umano contro la logica brutale del profitto industriale, Papa Leone XIV è chiamato a difendere la dignità dell’essere umano nell’era dell’algoritmo. Non si tratta di opporsi alla tecnologia, ma di orientarla in modo che sia al servizio dell’uomo, e non viceversa.
Auguri al nuovo pontefice: perché possa essere una guida salda, una voce chiara da Padre agostiniano, capace di essere nuovo paladino della Pace nel mondo e custode dei valori umani, affinché non si dissolvano nei labirinti dell’alienante efficienza tecnologica.
Che il nome “Leone” sia dunque uno spunto di forza, di giustizia e di pace, di cui questo tempo ha fortemente bisogno!

    

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