PAROLE NEL TEMPO. Febbraio 2025

Il tempo scorre cadenzato da feste, riti, ricorrenze e appuntamenti che ciclicamente si ripropongono nel corso dei mesi e delle stagioni. A gennaio si chiude il ciclo delle festività natalizie con l’Epifania, festa religiosa e nel contempo pagana,  che significa “apparizione, manifestazione divina”, come era già stato indicato in un vecchio articolo TeS (per rileggerlo cliccare QUI).

Anche altre volte abbiamo concesso spazio alla simbologia e all’etimologia di parole che appartengono alla nostra lingua e ancor più alla comune cultura occidentale che pervade le nostre abitudini e il tempo delle nostre vite. Proprio sulle parole che scandiscono il tempo ciclico dei mesi e delle stagioni, vorremmo oggi soffermarci per dare uno sguardo al passato e per comprendere meglio l’origine di termini usati oggi comunemente, senza pensare al loro antico significato recondito.  Se siete curiosi di conoscere o di riportare alla memoria vecchie reminiscenze, elenchiamo qui l'originale significato dei nomi di mesi e stagioni dell'anno.

Ecco l'origine etimologica dei dodici mesi

Gennaio: da Giano, divinità romana bifronte, simbolo di un periodo di transizione in cui continua l’inverno, ma i giorni tornano ad allungarsi dopo il solstizio invernale.

Febbraio: dal termine latino "februare" (purificare col fuoco), riferito ai riti di espiazione e purificazione dedicati agli dei inferi, in attesa della stagione della risveglio della natura e della luce. Queste pratiche pagane di origine celtica, che con fiaccolate di luce alludevano al rinnovamento spirituale, si avvalevano del fuoco di ceri e candele. Nel corso del tempo il rito fu poi trasformato in quello della "Candelora", che nel calendario cristiano si celebra il 2 febbraio.

Marzo: cioè dedicato a Marte, dio romano della guerra; era originariamente  il primo mese dell'anno romano.

Aprile: da "aperire" (aprire), legato al risveglio della natura primaverile e secondo mese dell’anno romano.

Maggio: terzo mese, intitolato alla dea romana Maia, associata alla fertilità.

Giugno: quarto mese dedicato a Giunone, importante divinità femminile romana.

Luglio: originariamente Quintilis, cioè quinto mese, poi rinominato in onore di Giulio (Iulius) Cesare, nato in quel mese.

Agosto: così denominato in onore dell'imperatore Ottaviano Augusto. Prima dell'anno 8 a.C., questo mese era chiamato "sextilis", essendo il sesto mese dell'antico calendario. Si collega anche alla festività del Ferragosto (feriae Augusti). 

Settembre: dal latino "septem" (sette), cioè settimo mese del calendario romano antico. E a seguire

Ottobre: da "octo" (otto), ottavo mese;

Novembre: da "novem" (nove), nono mese; 

Dicembre: da "decem" (dieci), decimo mese nel calendario romano originale, che quindi terminava con i mesi di gennaio e febbraio.

Ed ecco l'origine etimologica dei nomi delle quattro stagioni in Italiano:

Primavera: dal latino "primum ver" (primo risveglio), indica il momento in cui la natura ricomincia a vivere.

Estate: dal latino "aestas", derivato dal verbo "ardere" (bruciare), riferendosi al calore bruciante di questo periodo.

Autunno: dal latino "autumnus” aggettivo derivante dal verbo latino augere (= aumentare, arricchire) il cui participio passato era “auctus”, legato anche a un termine etrusco che significava "crescere". Infatti l'autunno è ricco di frutti e uva, che arricchiscono le sostanze dei contadini. 

Inverno: dal latino "hibernus" (periodo freddo in cui la terra riposa), derivante dal verbo "hibernare" (svernare, riposare).

L’origine di questi termini, che nel linguaggio odierno identificano la scansione del TEMPO dell'anno, ci ricorda che le parole che quotidianamente usiamo ci giungono dalle precedenti generazioni, attraverso un percorso di trasformazione e di adattamento alle nuove realtà: civiltà passate di uomini e popoli ci hanno lasciato in eredità ogni aspetto e contenuto della nostra cultura. Quella Cultura che spesso diamo per scontata e che invece dobbiamo avere cara, perché è ciò che contraddistingue il genere umano da sempre e che, tramandata di generazione in generazione, ci rende quello che siamo: ESSERI SOCIALI CHE COMUNICANO e che “coltivano” (radice di "cultura") le loro conoscenze, trasmettendole alle generazioni future, attraverso un meraviglioso PONTE, quello DELLE PAROLE, teso nel presente TRA IL PASSATO E IL FUTURO della storia dell'Umanità.

    

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