Quali … cornetti? Luglio  2024


Mercoledì 3 luglio si è svolta la serata a cura dell’Associazione TeS - Tempo e Spazio “Cornetti sotto il cielo d’estate: gelato letterario”.
Nel giardino di Villa Ida sono stati letti brani letterari di vario genere su un argomento inconsueto: corna e cornetti d’amore. Si è trattato cioè di gelosia e di tradimenti, di relazioni amorose, di chi tradisce e di chi è tradito, attraverso passi classici di Dante, Boccaccio, D’Annunzio o Catullo, ma anche pezzi comici moderni. Le letture sono state intervallate da brani classici di Chopin, Debussy e Mendelssohn, suonati al pianoforte dal giovane Mattia Signorini. La serata si è poi conclusa con la distribuzione di cornetti … gelato.
Tra le varie letture proposte, tre brani erano tratti da lettere che Gabriele D’Annunzio, poeta dall’inconfondibile stile drammatico e passionale, scrisse a una delle sue storiche amanti, che fu per anni sua musa ispiratrice: Barbara Leoni, una donna che si riteneva libera di scegliere il proprio destino, senza inibizioni di carattere sociale o morale. Si chiamava in realtà Elvira Natalia Fraternali, sposata dal 1884 con Ercole Leone.
Barbara e il vate Gabriele, pur avendo personalità molto diverse, si fusero in un amore tormentato e l’attrazione fisica travolse i loro sensi per alcuni anni.
La prima lettera è datata 17 luglio1888:

Ieri aspettai prima il tuo telegramma e poi montai a cavallo per andare a prendere le lettere a Pescara. Trovai tre lettere ardenti che mi diedero la sensazione fisica di una fiamma improvvisa: tutta l’anima mia si levò verso di te, e tutto il mio sangue si accese di desiderio.
Io ti giuro, Barbara, che ti serberò fedeltà, anche s’io dovessi, come gli eremiti dei deserti, castigare le ribellioni dei sensi.
Non avevo ancora pensato alla possibilità di possedere un’altra donna. Pensandoci, provo una specie di ripugnanza: ogni altra immagine di voluttà mi pare misera in paragone … Questa notte ti ho sognata: desideri vani! Io non resisterò alla lontananza. Son dieci giorni che ti ho lasciata e mi pare un tempo infinto.
Spero di avere un’altra tua lettera oggi.
Addio; ti bacio a lungo.
                  Per sempre tuo Ariel

In una lettera del 12 marzo 1890 D’Annuzio si difendeva dal sospetto di tradimento scrivendo:


Anima mia, Io ti amo: nessuna creatura ha mai amato così un’altra creatura! Tu mi sei così preziosa, che mi pare d’aver perduto un immenso tesoro, se ripenso al tempo in cui non ti conoscevo.
Intendi? Ieri tu mi mostrasti quasi un dubbio su la sincerità della mia passione! Ma non sai che io ti ho nell’anima, senza più scampo, Vita della mia vita?
                                 Tuo Ariel

Ma col tempo le cose cambiarono tra i due amanti: Barbara riceveva pressioni dai suoi famigliari perché si convincesse ad abbandonare quella torbida relazione, per ritornare al proprio mondo. Intanto la sua gelosia la tormentava con furore.
E in quella situazione Gabriele D’Annunzio confessa infine i suoi tradimenti, con questa ultima teatrale lettera.

15 novembre 1892
Ebbi ieri mattina la tua lettera. Quel che ora tu sai aggrava la mia sofferenza. E se sai tutto, sai anche per quale ragione per settimane intere ho evitato di scriverti.
Già tu sembravi consapevole di molte cose. Parlavi di perdono, d’indulgenza. Tutto questo mi faceva supporre che tu fossi consapevole di quanto accadeva.
Le tre lettere che seguirono la mia mi parvero così traboccanti di tenerezza, che io non ebbi cuore di risponderti, straziato dal vano rimorso. Appena ne avessi avuta la possibilità, sarei venuto a Roma e avrei avuto il coraggio di dirti tutto, con una confessione nobile e dolorosa, forse diversa dalle informazioni raccolte chi sa da chi …
Oramai tutto è inutile. Perdono certe parole alla cecità della tua collera. Mia cara Anima, tu sei vendicata già: io non sono mai stato così infelice.
Addio. Ti sarò gratissimo se vorrai rimandarmi tutte le mie lettere, invece di bruciarle, come dici … Le rileggerò con inconsolabile rimpianto: un amore come il nostro può bastare a tutta una vita, anche estinto.
Tu certamente sarai felice ancora. Addio. Ti ringrazio di tutto, intendi? Di tutto. Non dimenticherò nulla e in qualunque occasione, se vorrai, mi ritroverai.
Sii cauta nella vita. Fa che, se mi giungerà qualche notizia di te, io riconosca sempre l’Eletta che amai.
Tu sei giovine. Amerai ancora. Io proseguo nella mia corsa cieca e vertiginosa, verso chi sa qual precipizio.
Non mi volgerò indietro a guardare, con occhi velati di lacrime, il grande amore passato, perduto per sempre.
Addio Barbara.
       Con riconoscenza Ariel

Dopo 5 anni di silenzio, nel 1897 Barbara Leoni riceverà ancora un breve biglietto affettuoso di D’Annunzio, che terminava con questa parole: “… non ci rivedremo, prima di morire?

Ma non si rividero mai più.
Perché l’amore è eterno … finché dura!