Agenda 2030: a che punto è l'Italia?
L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile è un piano d’azione per le persone, il Pianeta e la prosperità, sottoscritta nel settembre 2015 da 193 Paesi delle Nazioni Unite, tra cui l'Italia, e impegna a garantire un futuro migliore.
L'Agenda afferma l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale.
Si potrebbero riassumere le finalità dell’Agenda con cinque “P” per 5 obiettivi:
1. Persone. Eliminare fame e povertà in tutte le forme, garantire dignità e uguaglianza.
2. Prosperità. Garantire vite prospere in armonia con la natura.
3. Pace. Promuovere società pacifiche, giuste e inclusive.
4. Partnership. Implementare l’Agenda attraverso partnership.
5. Pianeta. Proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future.
Poiché le tre dimensioni dello sviluppo (economica, ambientale e sociale) sono strettamente correlate tra loro, ciascun Obiettivo non può essere considerato in maniera indipendente, ma deve essere perseguito tenendo presenti le relazioni tra i diversi ambiti.
Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire alla sostenibilità, senza distinzioni tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo. Ciò vuol dire che ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile e per questo serve il coinvolgimento di tutte le componenti sociali, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile al terzo settore, dai centri di ricerca e di studio agli operatori dell’informazione e della cultura. Fondamentale è l'impegno di tutti, perché le nostre azioni di oggi influenzeranno il futuro dei nostri figli e delle prossime generazioni: stili di vita corretti condivisi e azioni individuali mirate potranno fare la differenza.
Poiché l'Agenda globale definisce 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030, ogni Paese aderente viene valutato periodicamente dall’ONU.
Dunque qual è la situazione italiana attuale rispetto agli obiettivi dell’Agenda?
A maggio 2024, in occasione del “Festival dello Sviluppo sostenibile” che si è tenuto ad Ivrea, è stato redatto un rapporto sulla situazione italiana e sui possibili scenari tra il 2030 e il 2050. Il parere dei tecnici è che occorre accelerare i processi di transizione energetica con l’adozione immediata di misure finalizzate a favorire l’innovazione e gli investimenti. Questo sarà l’unico modo per garantire per l’Italia un futuro di crescita sostenibile, con ricadute positive sull’ambiente, le persone e l’economia, consentendo di aumentare il reddito e la competitività, ridurre la povertà e le disuguaglianze, migliorare la qualità dell’ambiente e coinvolgere le nuove generazioni a salvaguardia del Paese, oltre che del Pianeta.
Chi vuole rinviare la transizione per via dei costi da affrontare nei prossimi anni, per poi realizzarla successivamente, scarica sui più deboli e sulle generazioni future i danni dell’inazione.
E’ innegabile il grave ritardo dell’Italia rispetto al raggiungimento dei 17 Obiettivi: il Governo, nella relazione inviata al Parlamento a marzo 2024, in base agli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile, valuta irrilevante la manovra economica del triennio 2024-2026 ai fini della riduzione delle disuguaglianze tra ricchi e poveri, delle emissioni di gas dannosi al clima, della povertà, della sofferenza del mercato del lavoro, del divario occupazionale di genere e della dispersione scolastica.
In pratica si ritiene che, a meno di significativi cambi di rotta, nel 2027 (a quattro anni dalla scadenza dell’Agenda 2030), l’Italia sia destinata a presentare una situazione inadempiente rispetto agli obiettivi sottoscritti nel 2015. E avviare una transizione tardiva, dopo il 2030, avrebbe un’incidenza negativa sui sistemi produttivi e finanziari, inasprendo le disuguaglianze già esistenti. Inoltre, nel 2050 le temperature in Italia si innalzerebbero di oltre 3 C° e il PIL crollerebbe del 30%.
E’ quindi evidente che la lotta al cambiamento climatico è una vera e propria questione di sicurezza : la decarbonizzazione entro il 2050, insieme ad una forte spinta all’innovazione, ormai non è solo una possibile opzione, ma un'improrogabile necessità.