A Trezzano Rosa, nel corso della 48° Sagra della Caldarrosta, si è festeggiato il decennale del Rosa FotoClub, che per l’occasione ha organizzato la Mostra fotografica “Human”, esponendo fotografie artistiche prodotte dai Soci per un concorso fotografico molto partecipato. l’Associazione TeS, oltre a complimentarsi con il Rosafotoclub per aver raggiunto il decimo anniversario con attività sempre di grande interesse per il pubblico, vuole rendere omaggio all’arte della Fotografia, proponendo qui una
BREVE STORIA DELLA FOTOGRAFIA
Già nel IX secolo il filosofo scienziato arabo AI-Kindi ideò un prototipo di camera oscura osservando che all'interno di una camera buia, praticando un piccolo foro su una parete, si poteva proiettare sulla parete opposta un'immagine dell'esterno sfuocata e capovolta.
Nel Medioevo gli alchimisti, facendo riscaldare il cloruro di sodio (sale da cucina) con argento, scoprirono che il cloruro d'argento risultava bianco nell'oscurità, ma quasi nero se esposto alla luce.
Fu logica conseguenza l’utilizzo di queste proprietà per ottenere immagini su una base di sostanze chimiche sensibili alla luce, ma i contorni erano molto imprecisi. Nella seconda metà del ‘700 il chimico tedesco Schulze e il suo collaboratore Niepce, furono i primi ad ottenere rudimentali “fotografie” su lastre di metallo ricoperte di un bitume che si schiariva alla luce. Niepce collaborò poi con un pittore, Daguerre, che mise a punto il DAGHERROTIPO (1837), una lastra di rame rivestita di argento su cui veniva fissata l'immagine. In quel periodo la FOTOGRAFIA DIVENTO’ UN’ARTE, sostituendo la pittura nella dilagante moda di farsi fare il ritratto (la Contessa di Castiglione, ad esempio, collezionò oltre 400 suoi ritratti artistici).
Nel frattempo, in Inghilterra Talbot ottenne i primi negativi su carta: la tecnica del CALOTIPO (dal greco kalós, “bello” e typos, “segno”), brevettata nel 1841, consisteva in una stampa fotografica positiva. Il calotipo presentava un effetto sfumato, preferito dagli amanti della fotografia espressiva e rifiutato da chi apprezzava la superiore nitidezza del dagherrotipo; ma la possibilità di ricavare da un solo negativo numerosi positivi costituiva un vantaggio. Dopo il 1850 il calotipo fu progressivamente sostituito da altre tecniche. Infatti l’inglese Frederick Scott Archer, scultore e calotipista, aveva reso noto il procedimento al collodio umido: una lastra di vetro veniva spalmata di collodio sensibilizzato con nitrato d’argento e il risultato era un NEGATIVO SU VETRO, facile da stampare per contatto.
In quegli stessi anni i proto-fotografi si attrezzarono di camere oscure portatili: così ad esempio con la tecnica del collodio furono fotografate su lastre di vetro la guerra di Crimea (1855) e quella Civile americana (1861-65) e anche gli “esploratori” portavano in viaggio un equipaggiamento per immortalare su lastre le loro scoperte geografiche .
Nel 1878 Charles Bennet mise a punto la tecnica della gelatina secca su lastre di vetro, che permetteva tempi di esposizione di 1/25 di secondo, e agevolò la creazione di fotocamere da usare a mano.
In seguito fu introdotta da George Eastman, fondatore della Kodak, l’invenzione del filmpack, pacchetti di lastre confezionate in modo che ogni lastra potesse essere estratta dalla macchina dopo l’uso rimanendo protetta dalla luce.
Nel 1889 la Kodak produsse la prima pellicola di celluloide trasparente, di grande semplicità pratica, e nel 1920 la pellicola in rullo superò la vendita delle lastre.
Nel corso della seconda metà del ‘900 la tecnologia per fare ottime fotografie o per poter facilmente scattare foto dei nostri momenti migliori, ha conquistato tutti: fino all’avvento delle fotocamere integrate nei cellulari, la macchina fotografica era un oggetto tecnologico immancabile in ogni casa. La stampa delle foto dallo sviluppo dei rullini impegnava a scegliere i momenti da immortalare e a studiare attentamente le inquadrature prima di ogni scatto.
Oggi, pregio e difetto dei selfies da cellulari e smartphone sempre a disposizione, il numero di fotografie scattate in un giorno è di circa 5,3 miliardi! Così l’immagine fatta con macchine fotografiche è tornata ad essere appannaggio di pochi professionisti e di veri appassionati dell’arte della Fotografia, come i Soci del Rosafotoclub di Trezzano Rosa.