Pagina tratta dal libro "Un tragico pomeriggio di storia" di Gianfranco Bruschi, presentato il 25 Gennaio a Trezzano Rosa in occasione della Giornata della Memoria.

  Nell’Agosto del 1943, dopo la destituzione di Mussolini, il Governo Badoglio, nell’intento di evitare ulteriori sciagure alla Nazione, chiede un armistizio alle forze alleate, al Generale Eisenhower. La richiesta è accolta e il 3 Settembre 1943 viene firmato l’armistizio: l’8 Settembre la notizia viene resa pubblica e cessano le ostilità. La guerra è finita.

Ma dopo l’8 Settembre circa settecentomila soldati italiani devono compiere una di queste scelte:

  • -darsi alla macchia come renitenti
  • -arruolarsi con i Partigiani
  • -o aderire al nuovo Governo della Repubblica Sociale Italiana

Molti sono destinati al lavoro obbligatorio in Germania o in Italia oppure vengono deportati.

Infatti il nostro esercito, colto di sorpresa dall’Armistizio e senza una direzione precisa, è sopraffatto con facilità dai tedeschi. In breve tempo vengono catturati oltre seicentomila Italiani e deportati in Germania. Di questi seicentomila pochi sopravvivranno agli stenti, alla fame e alle brutalità dei Nazisti.

Hitler aveva inviato ingenti forze militari in Italia per ostacolare l’avanzata delle truppe alleate e per fronteggiare i Partigiani, cosicché al termine della guerra di Liberazione, il calcolo dei caduti è di 35.828.

Nel periodo della Resistenza ovunque, con azioni di sorpresa, si minano ponti, strade e ferrovie per ostacolare la ritirata dei Tedeschi.

Contro i Partigiani i Nazisti scatenano allora duri e spietati rastrellamenti commettendo orribili stragi.

A Sant’Anna di Stazzema il 12 Agosto 1944 vengono massacrati 560 civili.

Il 29 e 30 Settembre 1944 a Marzabotto vengono trucidati 1830 innocenti, donne, bambini, anziani. Salvatore Quasimodo a memoria di questa strage scrisse l’epigrafe

Faro commemorativo di Marzabotto:

Questa è memoria di sangue
di fuoco, di martirio,
del più vile sterminio del popolo
voluto dai Nazisti di von Kesserling
e dai loro soldati di ventura
dell’ultima servitù di Salò
per ritorcere azioni di guerra partigiana.

I milleottocentotrenta dell’altopiano
fucilati e arsi
da oscura cronaca contadina e operaia
entrano nella storia del mondo
col nome di Marzabotto.
Terribile e giusta la loro gloria:
indica ai potenti le leggi del diritto, il civile consenso
per governare anche il cuore dell’uomo,
non chiede compianto o ira, onore invece di libere armi
davanti alle montagne e alle selve
dove il Lupo e la sua brigata
piegarono più volte
i nemici della libertà.

Finalmente, nell’Aprile del ’45, dopo la Liberazione, le truppe tedesche si ritirano dirette verso la Germania.

E nel pomeriggio del 27 Aprile una lunghissima colonna di soldati giunge a Spino d’Adda.

Nella periferia del paese la colonna viene attacca e nel conflitto a fuoco un militare tedesco viene ucciso.

Immediatamente ha inizio la rappresaglia: vengono così trucidate 10 persone ...

 

            

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