Che fine ha fatto Greta Thunberg? 

Dopo tutto il clamore suscitato per alcuni anni sulla questione climatica, Greta Thunberg sta cambiando la modalità di esprimersi sulla grave problematica ambientale che ormai tutti hanno recepito.
Dopo essere stata al centro dell'attenzione, Greta vuole che si parli meno di lei e più dei gruppi di attivisti: l’obiettivo è di fare emergere le voci dei tanti giovani che in tutto il mondo organizzano iniziative per portare l’attenzione sulla crisi climatica. In questi ultimi due anni una maggiore consapevolezza della Thunberg, che ora ha 19 anni,è in parte derivata dalle limitazioni causate dalla pandemia a incontrarsi e a organizzare grandi eventi. L’attivista più discussa e ascoltata sui temi del cambiamento climatico, non solo dai movimenti ambientalisti, ma anche da capi di governo e dai politici, criticati per non fare abbastanza per ridurre le emissioni inquinanti, aveva riscosso notorietà anche grazie all’attenzione dei media. Ma gli stessi media in proporzione hanno poi dedicato molto meno spazio ai milioni di studenti che con “Fridays for future”chiedono ai politici di agire con urgenza sull’emergenza climatica.
Il movimento “Fridays for future” deriva dalla protesta avviata da Thunberg in Svezia nell’agosto del 2018, quando decise di non presentarsi più a scuola fino al 9 settembre seguente, giorno delle elezioni politiche, chiedendo al governo di occuparsi più seriamente del cambiamento climatico, adottando politiche più incisive per ridurre le emissioni di anidride carbonica. La protesta era nata in un’estate particolarmente calda in Svezia, che aveva portato a numerosi ed estesi incendi. Invece di andare a scuola, ogni giorno Thunberg si presentava davanti alla sede del Parlamento svedese a Stoccolma mostrando un cartello con la scritta “Skolstrejk för klimatet” (“Sciopero scolastico per il clima”). Dopo le elezioni politiche, Thunberg tornò a frequentare la scuola, assentandosi comunque ogni venerdì per proseguire la propria protesta. La notizia del suo particolare sciopero iniziò a essere ripresa dai mezzi di comunicazione e così molti altri studenti europei, iniziarono a seguirne l’esempio organizzando manifestazioni simili, che sarebbero poi diventate strutturate e coordinate a livello internazionale.
L’argomento principale del movimento è il fatto che la scienza ha ormai dimostrato che il riscaldamento globale è causato soprattutto dalle attività umane e che le soluzioni scientifiche per ridurre le emissioni sarebbero già disponibili: le generazioni attualmente attive devono affrontare subito il problema, prima che i suoi effetti diventino irreversibili per le nuove generazioni.
Questo messaggio è maturato in quella parte del mondo occidentale dove gli effetti del riscaldamento globale sono ancora contenuti e non paragonabili a quelli di altre aree del pianeta in cui si verificano già eventi estremi e dove le popolazioni devono fare i conti con gravi disagi. Il livello di consapevolezza sulle diverse condizioni climatiche delle varie zone del Pianeta aumentò nel corso del viaggio di Thunberg negli Stati Uniti nel 2019, molto seguito dai media, anche per la scelta di viaggiare in barca a vela e non con un aereo di linea (che comporta alti livelli di emissioni di gas serra).
Incontrando persone appartenenti a minoranze e di differenti estrazioni sociali a New York e in altre zone degli Stati Uniti, Thunberg iniziò a comprendere che il messaggio non doveva essere solo sulle evidenze scientifiche, ma anche su ciò che comporta il cambiamento climatico non nel futuro, ma nel presente. Questa nuova visione continuò nei due anni di pandemia, quando i lockdown per ridurre i contagi da coronavirus resero più difficile l’organizzazione di grandi eventi di piazza, con migliaia di partecipanti.
Buona parte dell’attivismo di “Fridays for future” si spostò online, con l’organizzazione di eventi in streaming e videochiamate tra i volontari.
Per Thunberg fu l’occasione per entrare in contatto con responsabili di gruppi di attivisti in altre aree del mondo, dove il cambiamento climatico ha già portato frequenti eventi estremi, come lunghi periodi di siccità o alluvioni. Thunberg e altri volontari (che sono per lo più adolescenti e con esperienze limitate) compresero anche che la comunicazione dei problemi del cambiamento climatico non riguarda solamente gli aspetti scientifici, ma ha anche implicazioni politiche. In precedenza il confronto politico era stato tenuto fuori dai dibattiti di “Fridays for future”,per evitare strumentalizzazioni sui temi dell’ambiente.
I media intanto continuavano a dare attenzione a Thunberg e ai suoi discorsi duri nei confronti dei capi di governo e dei leader politici, dedicando meno attenzioni ad attivisti di altre aree del mondo. Lo disse la stessa Thunberg nel corso di un evento organizzato a Milano in vista della COP26 di Glasgow, la conferenza internazionale sul clima. Riferendosi alla politica e ai mezzi di comunicazione disse: «Scelgono un po’ di persone giovani da portare agli incontri, ma fanno solo finta di darci retta …».
In quella occasione Greta scimmiottò così i loro discorsi: «…Ricostruire meglio: bla, bla, bla. Green economy: bla, bla, bla. Emissioni zero entro il 2050: bla, bla, bla», a significare che quelle della politica sul clima sono spesso solo parole senza azioni concrete. Il suo «bla, bla, bla» è stato poi ripreso a Glasgow dal primo ministro britannico Boris Johnson, per invitare i paesi partecipanti ad agire, evitando che gli impegni rimangano solamente parole. Anche in quel caso la citazione aveva portato a parlare molto di Thunberg e meno degli altri attivisti.
Ma al di là dell’attenzione mediatica ai giovani che si impegnano a favore dell’ambiente, oggi, in questa estate torrida che porta ovunque incendi, eventi estremi, distaccamento di ghiacciai e di strati rocciosi, siccità e danni all’agricoltura, non passa giorno senza che i media portino l’attenzione di tutti sull’emergenza climatica. La guerra in Ucraina e le difficoltà di approvvigionamento di fonti energetiche spingerebbero a procrastinare ancora una volta le azioni da compiere a salvaguardia dell’ambiente e del clima, ma è sotto gli occhi di tutti che non c’è più tempo per tergiversare. Le azioni e le decisioni da prendere per salvare il salvabile sono urgenti e ci dobbiamo impegnare tutti agendo in modo sostenibile ed ecologico.
Non è un’opzione, ma un imperativo categorico per la nostra madre Terra e per il genere Umano.

            

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