Ricordi di un borgo milanese.

Oggi parlare dei Navigli di Milano vuol dire aperi-cena, movida e tante foto suggestive. E in periodo di Corona-virus sembra quasi impossibile pensare ai Navigli senza la folla di turisti e di milanesi che abitualmente frequentano le vie stese lungo i canali. Ma negli anni '50 il paesaggio era diverso. Case di ringhiera, barconi sull'acqua, e … il tramvaino a due vagoni... Qui voglio raccontare una storia su quei luoghi: è la mia storia, la storia della mia famiglia, della mia città e dei Navigli.

Il fratello maggiore di mio nonno era parroco di Barate, frazione di Gaggiano, vicino ad Abbiategrasso.

Alla fine della scuola la famiglia si riuniva nella canonica di Don Giulio.
Nessuno aveva l'auto. Ci trovavamo alla darsena da cui partiva il tramvaino noi (mia mamma, mio fratello ed io) che venivamo da Porta Vigentina, mia nonna, mia zia e i miei due cugini che venivano da Piazzale Corvetto e lo zio Elia (il vice patriarca) che abitava da quelle parti.
Il nonno e l'atro fratello sarebbero arrivati in motorino, una specie di bicicletta a pedalata assistita di oggi. Cominciava l'avventura. Il tram viaggiava parallelo al Naviglio Grande e noi, in ginocchio sui sedili, col naso attaccato al finestrino guardavamo i nostrani “peniches”, le lavandaie sull'argine, le chiesette, le cascine.
Arrivati a Gaggiano si andava a piedi fino a Barate.
I contadini nei campi sapevano che eravamo i parenti del Don Giulio e prima che arrivassimo noi era già arrivato qualche “araldo” ad annunciare l'avvento al loro amato parroco.
La canonica per noi era un parco giochi. C'erano galline un po' dappertutto, anche in casa, ma soprattutto lo zio Don Giulio e l'amatissima perpetua, sua sorella (nostra zia Brigida) ci lasciavano fare di tutto.
Poi si andava in chiesa che lo zio Don Giulio (pittore naif con qualche talento) aveva affrescato con scene del Vangelo e delle Sacre Scritture per educare i suoi parrocchiani. Molti dei visi di santi e di personaggi delle Scritture erano ritratti di baratesi!

L'ultimo ricordo che ho della canonica e dei miei zii Don Giulio e Brigida è quella di un prete con una tonaca impolverata che tiene un pulcino giallo al petto al fianco della sua piccola sorella.
Nel 1964 i suoi funerali furono pagati dal Comune di Abbiategrasso, la cui amministrazione di sinistra aveva avuto modo di stimare questo prete forse un po' lontano dalla curia ambrosiana, ma vicino ai suoi parrocchiani.
                                                                                                              Silvana Boschi

 

Da Wikipedia: Chiesa di S. Andrea di Barate
L'attuale struttura è stata pesantemente rimaneggiata nel corso della seconda metà dell'Ottocento e presenta oggi al suo interno un coro ligneo scolpito di grande pregio e degli affreschi realizzati nella prima metà del Novecento da don Giulio Pizzoccheri, pittore autodidatta che fu parroco del borgo per quasi cinquant'anni.

 

            

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