2 maggio 1519 – 2019 Leonardo da Vinci

Nella ricorrenza del quinto centenario dalla morte di Leonardo da Vinci, si sono moltiplicati gli incontri culturali dedicati all’illustre ed eclettico genio del Rinascimento: mostre, conferenze, libri, rappresentazioni teatrali, documentari e film ci presentano ogni sfaccettatura del personaggio e delle sue opere.
Pittore, scultore, ingegnere, architetto, inventore, scienziato, ma anche musico, autore letterario, scenografo e regista, Leonardo, che amava definirsi "interprete de Natura et de homini", era figlio del suo tempo, di cui ha saputo sintetizzare lo spirito di rinascita dell’Uomo, attingendo al clima culturale delle corti rinascimentali di Firenze e di Milano, dove il mecenatismo dei Signori raccoglieva le migliori menti dell’epoca. Infatti, dopo la caduta di Costantinopoli ad opera dei Turchi (1453, l’anno dopo la nascita di Leonardo), la filosofia e le scienze erano approdate da oriente alle corti italiane attraverso uomini di cultura e libri che racchiudevano antichi saperi.
Le alterne vicende storiche e personali portarono Leonardo da Vinci a trascorrere gli ultimi anni ad Amboise, in un castello divenuto sua dimora per volere del re di Francia, cui Francesco Melzi, devoto allievo del Maestro, portò la notizia della sua morte, avvenuta il 2 maggio 1519:
”Pianse mesto Francesco re di Franza, quando il Melzi che morto era gli disse il Vinci” (Lomazzo 1587)
L’eredità culturale del genio Leonardo è ancora attuale ed ha attraversato indenne cinque secoli , sempre più appezzata grazie sia alle sue opere pittoriche di “divina proporzione”, sia agli innumerevoli Codici Vinciani, che furono lasciati "tutti et ciascheduno li libri" al Melzi per testamento.
Erede di tutti i disegni e i manoscritti artistici e scientifici, Francesco Melzi li trasferì in seguito nella villa di famiglia di Vaprio d'Adda (Villa Melzi d’Eril, dove tra il 1506 e il 1513 lo stesso Leonardo aveva soggiornato) e là per circa cinquanta anni li conservò fedelmente, fino alla fine della sua vita. I discendenti del Melzi invece, dopo aver trasferito le carte vinciane in casse allocate in soffitta, le passarono ad altri a diverso titolo e così, di mano in mano, solo un quinto dei codici e dei disegni si sono salvati, acquistando nel tempo il loro inestimabile valore. Gli altri scritti di Leonardo sono invece andati perduti.
In una recente uscita di gruppo organizzata dall’Associazione TeS alla Biblioteca Ambrosiana, si sono potuti osservare i fogli esposti in bacheca del Codice Atlantico, così denominato perché alla fine del ‘500 fu rilegato in grandi “libri”, della dimensione simile a quella degli atlanti delle carte geografiche e di navigazione. I 1751 disegni che lo compongono vengono esposti a rotazione, secondo criteri di tipologia e di argomento. Visitando la Pinacoteca Ambrosiana abbiamo osservato da vicino anche il quadro del "Musico", dipinto a olio su tavola nel 1485.
Ora invece, per onorare la memoria del genio Leonardo, riportiamo qui solo qualche suo pensiero di tono filosofeggiante ma che, a 500 anni di distanza, risulta ancora moderno:

“La scienza è il capitano, e la pratica sono i soldati.”

"Meglio una piccola certezza che una grande bugia"

“Lo desiderio di conoscere è naturale all'homo bono”

"Se un homo battesse mille nemici in battaglia, avrebbe minor vittoria di chi vincesse se medesimo"

“L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.”

 

 

 

            

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