Le tradizioni dei “giorni dei morti” Novembre 2017

Nella nostra tradizione cristiana il 2 Novembre è la ricorrenza in cui si onorano i defunti ed è chiamato giorno dei Morti, mentre il 1° Novembre è definito Ognissanti. Dice un proverbio che “ai Santi il freddo ritorna e mette in moto l'inverno”, indicando la festività come passaggio simbolico dal periodo dell’abbondanza autunnale a quello del freddo e della gestazione invernale. Fin dall’antichità, in tutto l’Oriente e in Egitto si svolgevano molte feste che riguardavano la morte e la rinascita, sia della natura e degli uomini, che del dio Osiride o di altri dei. La “festa dei morti” esisteva già nell’Oriente precristiano, e divenne poi la festa d’Ognissanti, come commemorazione di tutti i martiri e santi della fede Cristiana e di tutti i defunti.
Il 1° Novembre corrispondeva anche all’inizio del nuovo anno dei Celti, che con le feste di Samhain celebravano riti dedicati al culto dei morti e alla “rinascita„ del mondo della Natura. Questa festa dunque aveva un carattere agrario ed allo stesso tempo di celebrazione del mito dell'ordine cosmico, e univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante l'ultima notte di Ottobre i Celti si radunavano nei boschi o sulle colline per accendere dei fuochi e poi, vestiti con maschere grottesche, tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da zucche intagliate, in cui venivano poste le braci del Fuoco Sacro.
Scopo della festa era anche quello di ristabilire un contatto tra i vivi e i morti, che si credeva ritornassero temporaneamente sulla Terra come spettri. Quando, nelle giornate d’Ognissanti, ci incamminiamo verso i cimiteri per onorare i defunti di famiglia e i Santi della religione Cristiana, perpetuiamo antichissimi riti, permettendo in questo modo che il mondo dei vivi e il mondo dei morti si incontrino, e che i defunti rivivano, almeno nel nostro ricordo.
Per i giorni dei Morti in Italia, oltre ai riti di carattere religioso, esistono molte antiche tradizioni regionali oggi in disuso, ma che al tempo dei nostri nonni venivano ancora osservate.
In alcune zone della Lombardia per esempio, la notte tra l'1 e il 2 novembre si metteva in cucina un recipiente di acqua fresca per far dissetare i morti. Così in Friuli si lasciava un lume acceso , un secchio d’acqua e un po’ di pane. E in Trentino in casa veniva lasciata una tavola apparecchiata vicino al focolare acceso per i defunti. Lo stesso capitava in Piemonte, in Val d'Aosta e in Liguria, dove veniva lasciata una scodella di castagne bollite per i “morti”.
In Abruzzo, oltre alla tavola apparecchiata, si lasciavano lumini accesi alla finestra. Ma era anche tradizione scavare e intagliare zucche e inserirvi una candela, per usarle come lanterne, proprio come per Halloween. E come ad Halloween, in alcune zone del nord Italia, tanti anni fa, la notte del 1° Novembre i bambini si recavano di casa in casa, per ricevere il " ben dei morti ", cioè castagne e fichi secchi. Poi a sera, i nonni raccontavano loro storie e leggende paurose.
Ancora oggi tanti sono i dolci della tradizione italiana che, al nord come al sud, si preparano per queste feste: solo a titolo di esempio citiamo i pan dei morti della Lombardia o i siciliani pupi di zuccaro (bambole di zucchero) e gli scardellini ( fatti con mandorle o nocciole) a forma di ossa.
Oggi però sta prendendo sempre più piede la moda di festeggiare anche da noi “Halloween” la notte del 31 Ottobre, con tanto di zucche-lanterna, streghe e dolcetti colorati. E i bambini vanno di casa in casa chiedendo “dolcetto o scherzetto?", vestiti da fantasmi o da altre orripilanti creature della fantasia. E’ un gioco, ma anche un’eredità del passato: un modo di ricordare il Mondo dei morti, tramandato dai Celti agli Anglosassonni, portato poi dagli emigranti irlandesi in America e oggi riapprodato da oltremare in Europa. Perché le idee, i riti, le mode e i pensieri viaggiano incessantemente nel Tempo e nello Spazio.

 

            

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