Agenda 2030 e obiettivi per uno sviluppo sostenibile: utopia?                  Settembre 2017

 Secondo quanto viene suggerito dagli esperti delle problematiche globali del Pianeta, per promuovere il necessario sviluppo sostenibile, occorrono nuovi modelli economici e comportamentali, e un incremento del capitale sociale. Ma cosa si intende per “capitale sociale”? Per una definizione comunemente accettata è “la somma delle risorse, materiali e non, che ciascun individuo o gruppo sociale ottiene grazie alla partecipazione ad una solida rete di relazioni interpersonali, basate su principi di reciprocità”. Di contro un vivere sociale imperniato sull’estremo individualismo, produce solitudine e marginalità, ma anche una  superficialità culturale improntata al consumismo , una mancanza di approfondimento critico e un disorientamento nell’educazione,  con un  conseguente deficit di partecipazione sociale e civica. Per creare la necessaria coesione sociale è importante promuovere la cittadinanza attiva, non dimenticando di coinvolgere i giovani, che hanno bisogno di essere aiutati ad uscire da un modo di vivere troppo centrato su di sé, e di sentirsi invece parte di una comunità con tutte le sue problematiche concrete.

Il ben vivere all’interno di un territorio dipende non soltanto dall’ambiente naturale, dall’impianto urbanistico e dai servizi pubblici presenti, ma anche dal fatto che la gente che ci vive abbia saputo o meno  alimentare rapporti sociali interpersonali, costruendo giorno dopo giorno “l’anima del luogo”.  Va detto però che il “capitale sociale” di una comunità non si sviluppa in modo spontaneo e che il divario sociale, la diffusione di condizioni di povertà ed emarginazione, e oggi l’arrivo dei migranti, alimentano tensioni sociali che agiscono in senso opposto. Quindi a chi è al governo delle nazioni, ma anche agli amministratori locali, come pure agli operatori sociali e al volontariato, tocca la responsabilità di lavorare in sinergia per rivitalizzare l’anima del proprio territorio a beneficio di tutti. E occorre che ciascuno per  la propria specificità persegua questo intento di coesione sociale, in un ottica di corresponsabilità. In pratica realizzare la “coesione” porterebbe ad avvertire gli “altri” come parte di noi, e a considerare la loro sconfitta come la nostra sconfitta,  la sconfitta della cultura di un’intera comunità.

Il filosofo Bauman diceva che una comunità meno individualista si dovrebbe costruire mediante processi di responsabilizzazione, innovazione sociale e creazione di relazioni, che favoriscano il benessere collettivo e di conseguenza anche quello individuale. Forse la crisi attuale è la condizione ultima che spingerà verso un reale cambiamento, basato non più su una crescita economica ad ogni costo, ma su percorsi di senso sostenuti dai valori e dalla coesione sociale, oltre che sulla sfida di uno sviluppo economico sostenibile in senso ambientale, così come auspicato dall’ONU con l’Agenda Globale 2030. Per quella data si considera necessario raggiungere importanti traguardi, perseguendo  i  17 Obiettivi, qui di seguito elencati, che 193 paesi hanno concordemente stabilito nell'agosto 2015. 

  1. sconfiggere la povertà in tutte le sue forme;
  2. sconfiggere la fame nel mondo, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un'agricoltura sostenibile;
  3. buona salute: garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti;
  4. istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento eque e di qualità;
  5. parità di genere attraverso l'emancipazione delle donne e delle ragazze;
  6. acqua pulita e servizi igienico-sanitari: garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e di servizi igienico-sanitari;
  7. energia rinnovabile e accessibile;
  8. buona occupazionecrescita economica: promuovere una crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, un'occupazione produttiva e un lavoro dignitoso per tutti;
  9. innovazione e infrastrutture: costruire infrastrutture, promuovere l'industrializzazione  sostenibile e favorire l'innovazione;
  10. ridurre le diseguaglianze all'interno e tra i paesi;
  11. città e comunità sostenibili: creare  insediamenti umani che siano inclusivi, sicuri e solidi;
  12. utilizzo responsabile delle risorse: garantire modelli di consumo e produzione sostenibili;
  13. lotta contro il cambiamento climatico: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze;
  14. utilizzo sostenibile del mare  e degli oceani; 
  15. utilizzo sostenibile della terra: proteggere e ristabilire gli ecosistemi terrestri, gestire le foreste in modo sostenibile, combattere la desertificazione, bloccare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità;
  16. pace giustizia garantite da forti istituzioni;
  17. rafforzare gli strumenti di attuazione e la partnership globale per lo sviluppo sostenibile. 

Per le Nazioni Unite i cambiamenti climatici sono il tema centrale, internazionale e intergovernativo che porta obbligatoriamente a cercare con urgenza risposte globali, attraverso lo sviluppo sostenibile di tutte le nazioni. Dunque anche l’Italia è un “Paese in via di sviluppo sostenibile”, non solo per ciò che riguarda le questioni ambientali e alimentari, di produzione industriale e di adeguamento dei consumi , ma anche per l’aspetto sociale e umano, come parte integrante del processo di sviluppo economico, secondo i criteri della sostenibilità.

Questo cambiamento epocale, ormai indispensabile e improrogabile, interessa tutti gli abitanti del  Pianeta: ogni popolo in generale, e ognuno di noi in particolare, è chiamato fin da subito a contribuire a migliorare la qualità della vita,  attraverso la presa di coscienza, la responsabilizzazione e l’adesione etica a tutte le strategie e le pratiche utili al superamento degli attuali problemi ambientali, economici e sociali. Non si tratta di un’utopia, ma della necessità di garantire un futuro all’umanità. 

            

Gruppo lettura Biblioteca